mercoledì 27 maggio 2009

Sono razzista, ma sto cercando di smettere.

Questo il titolo di un libro segnalatomi oggi (Guido Barbujani, Pietro Cheli - Bari, Laterza, 2008, pp. 134, € 10,00).

Di fronte ai sempre meno isolati fatti di cronaca in cui il “razzismo” è il protagonista e alle proposte di legge che poco hanno a che vedere con la sicurezza e molto con la paura a cui hanno la pretesa di porre rimedio, occorre riflettere.

Innanzitutto, una domanda: “Ma siamo davvero così lontani da chi consideriamo razzista?”.
In linea di massima, sì.
Tuttavia, scavando in profondità nel nostro animo, scopriamo luoghi comuni, stereotipi, spesso inoffensivi ma ugualmente pre-giudizi, terreno fertile per il razzismo stesso.
Questa la scomoda verità che possiamo incontrare in questo breve saggio, scritto da un noto genetista, Guido Barbujani, insieme al giornalista Pietro Cheli. Ma vi troviamo soprattutto un’analisi storico-sociale del razzismo, del quale viene poi spiegato la sua mancanza di ragion d’essere, supportata da dati e ricerche scientifiche che, si spera, non dovrebbero lasciare dubbi.
Eppure, nonostante tutto, il razzismo sembra duro a morire. Per questo gli autori mettono in guardia anche chi pensa di non essere razzista, ricordando di valutare attentamente i propri comportamenti per poter scoprire, sul nascere, atteggiamenti che manifestano in noi la percezione di una distanza tra noi e gli “altri”, atteggiamenti anche non deleteri per le persone in modo diretto, ma tristemente efficaci se lasciati evolvere in comportamenti più marcatamente razzisti.
Davvero sembra possa essere una lettura utile, specialmente di questi tempi...

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