Si può fare
da vicino nessuno è normale
un film di Giulio Manfredonia – Italia 2008
con Claudio Bisio, Anita Caprioli, Giuseppe Battiston, Giorgio Colangeli, Bebo Storti, Andrea Bosca, Giovanni Calcagno, Michele De Virgilio, Carlo Giuseppe Gabardini, Andrea Gattinoni.
Durata: 111 minuti. Distribuito in Italia da Warner Bros.
A pochi giorni dall’uscita del DVD di Si può fare, ho pensato di scrivere questo articolo che vuole essere da una parte un semplice invito alla visione e dall’altra la condivisione di emozioni che hanno coinvolto oltre me anche gli allievi di una classe del centro professionale nel quale lavoro. Proprio con questi ragazzi, alcuni colleghi ed io stiamo portando avanti una sperimentazione legata ad un progetto provinciale di formazione alla cittadinanza, sviluppando alcuni aspetti del tema “Stereotipi e pregiudizi”.
Ma andiamo con ordine... Innanzitutto, vi do un’idea della trama.
Nello (Claudio Bisio) è un sindacalista milanese a cui viene affidato un incarico lavorativo in una cooperativa di malati mentali, seguiti - con abbondante uso di farmaci - dallo psichiatra Del Vecchio (Giorgio Colangeli).
Nello, con l’appoggio della fidanzata Sara e di un giovane psichiatra, da subito adotta un approccio diverso e, anche grazie all’efficace frase “si può fare”, riesce a convincere il gruppo a lui affidato a lavorare sul serio e con loro progetta e realizza una piccola azienda che installa parquet. E qui avviene un primo miracolo: la folle creatività dei soci diventa un'arma in più e iniziano a realizzare dei mosaici di legno artistici, così che i loro prodotti cominciano ad andare a ruba.
Il secondo miracolo è più sottile, ma ha una portata sconvolgente: l’ingresso o il ritorno nella società dei “normali” porta con sé la gioia della condivisione di tale presunta “normalità”, certo, ma naturalmente anche rischi. Rischi legati alla libertà di scelta e dunque alla responsabilità di decidere per il proprio futuro, ma soprattutto ai pregiudizi di chi non riesce o non vuole vedere, ancora prima di accogliere, l’arricchente diversità.
Nonostante alcuni momenti drammatici il film ha il pregio di non cadere nel melodramma, anzi è un'opera che, anche nei passaggi più delicati, mantiene un tono da commedia, che strappa spesso il sorriso o la risata.
Evitando i luoghi comuni, Si può fare mette anche noi di fronte ai nostri pregiudizi su ciò che non consideriamo “normale” e ci invita ad andare oltre i nostri preconcetti per trovare, vedere ed incontrare finalmente le persone.
Ma la cosa che forse più sorprende nel film è leggere al termine della proiezione i titoli di coda in cui si dice che la storia è ispirata alla realtà, al lavoro di tante cooperative del genere, e viene citata la Noncello di Pordenone, che si occupa davvero di installazione di parquet. Una sensazione di sorpresa che Bisio confessa di aver vissuto in prima persona: "Dopo aver letto questa sceneggiatura bellissima - racconta - mi sembrava una favola; poi alla fine ho saputo che è reale, e mi è venuta la pelle d'oca".
E ora la parte più interessante!
A seguito della visione del film, i ragazzi, soggetti attivi della sperimentazione di cui ho accennato, sviluppando una traccia data, hanno scritto dei temi, di cui mi hanno gentilmente autorizzato a riportare qui alcuni brani, naturalmente in modo anonimo. Oltre a testimoniare l’interesse e il gradimento, i loro pensieri stimolano anche ulteriori riflessioni.
“I membri della cooperativa sono stati molto contenti di lavorare e aver raggiunto degli obiettivi. Sono stati molto coraggiosi ad affrontare momenti difficili.”
“Lavorando insieme i membri della cooperativa hanno collaborato, cosa che prima non potevano fare.”
“[…] li hanno fatti lavorare, gli hanno fatto cambiare la vita, li pagano, devono passare da tanti pericoli per raggiungere gli obiettivi.”
“Sono stati: geniali, coraggiosi.”
“Nello ha cambiato molto la cooperativa perché li ha lasciati liberi. […] Io consiglierei questo film alle persone a cui non piacciono le persone con problemi.”
“Secondo me, ciò che ha fatto sentire bene i membri della cooperativa è stato che Nello è riuscito a convincerli a iniziare a lavorare.”
Sulla differenza tra Nello e lo psichiatra Del Vecchio nel trattamento dei membri della cooperativa: “Nello a queste persone dava la carica per far qualcosa di molto importante per la loro vita, invece lo psichiatra riteneva che queste persone erano fuori di testa e per lui non potevano far nulla all’infuori di prendere medicinali per curarsi.”
“I membri della cooperativa [dopo la morte di Gigio] ricominciano a lavorare perché si sentono finalmente delle persone comuni e libere.”
“Secondo me i membri della cooperativa sono stati coraggiosi, romantici, sensibili, generosi, geniali, tristi, arrabbiati, confusi.”
“Questo film mi ha fatto sentire bene, perché anche i disabili possono fare le stesse cose delle persone normali.”
“Il film mi ha commosso molto perché parlava di malati di mente e di qualche psichiatra. E per una volta in classe non c’era tanto baccano perché il film interessava a tutti.”
“Il personaggio che mi è piaciuto di più è Sergio, però tutti lo chiamano Gigio, perché era simpatico e per la prima volta ha amato veramente una persona. Io consiglierei questo film a tutti, perché è un film molto bello e interessante e ti fa capire che qualunque cosa con la buona volontà SI PUÒ FARE.”
Credo non rimanga altro da dire. Come avrete capito a noi SI PUÒ FARE è piaciuto, speriamo di avervi trasmesso alcune emozioni che hanno preso vita grazie al film e di avervi suscitato il desiderio di vederlo! Per questo vi auguriamo BUONA VISIONE!
un film di Giulio Manfredonia – Italia 2008
con Claudio Bisio, Anita Caprioli, Giuseppe Battiston, Giorgio Colangeli, Bebo Storti, Andrea Bosca, Giovanni Calcagno, Michele De Virgilio, Carlo Giuseppe Gabardini, Andrea Gattinoni.
Durata: 111 minuti. Distribuito in Italia da Warner Bros.
A pochi giorni dall’uscita del DVD di Si può fare, ho pensato di scrivere questo articolo che vuole essere da una parte un semplice invito alla visione e dall’altra la condivisione di emozioni che hanno coinvolto oltre me anche gli allievi di una classe del centro professionale nel quale lavoro. Proprio con questi ragazzi, alcuni colleghi ed io stiamo portando avanti una sperimentazione legata ad un progetto provinciale di formazione alla cittadinanza, sviluppando alcuni aspetti del tema “Stereotipi e pregiudizi”.
Ma andiamo con ordine... Innanzitutto, vi do un’idea della trama.
Nello (Claudio Bisio) è un sindacalista milanese a cui viene affidato un incarico lavorativo in una cooperativa di malati mentali, seguiti - con abbondante uso di farmaci - dallo psichiatra Del Vecchio (Giorgio Colangeli).
Nello, con l’appoggio della fidanzata Sara e di un giovane psichiatra, da subito adotta un approccio diverso e, anche grazie all’efficace frase “si può fare”, riesce a convincere il gruppo a lui affidato a lavorare sul serio e con loro progetta e realizza una piccola azienda che installa parquet. E qui avviene un primo miracolo: la folle creatività dei soci diventa un'arma in più e iniziano a realizzare dei mosaici di legno artistici, così che i loro prodotti cominciano ad andare a ruba.
Il secondo miracolo è più sottile, ma ha una portata sconvolgente: l’ingresso o il ritorno nella società dei “normali” porta con sé la gioia della condivisione di tale presunta “normalità”, certo, ma naturalmente anche rischi. Rischi legati alla libertà di scelta e dunque alla responsabilità di decidere per il proprio futuro, ma soprattutto ai pregiudizi di chi non riesce o non vuole vedere, ancora prima di accogliere, l’arricchente diversità.
Nonostante alcuni momenti drammatici il film ha il pregio di non cadere nel melodramma, anzi è un'opera che, anche nei passaggi più delicati, mantiene un tono da commedia, che strappa spesso il sorriso o la risata.
Evitando i luoghi comuni, Si può fare mette anche noi di fronte ai nostri pregiudizi su ciò che non consideriamo “normale” e ci invita ad andare oltre i nostri preconcetti per trovare, vedere ed incontrare finalmente le persone.
Ma la cosa che forse più sorprende nel film è leggere al termine della proiezione i titoli di coda in cui si dice che la storia è ispirata alla realtà, al lavoro di tante cooperative del genere, e viene citata la Noncello di Pordenone, che si occupa davvero di installazione di parquet. Una sensazione di sorpresa che Bisio confessa di aver vissuto in prima persona: "Dopo aver letto questa sceneggiatura bellissima - racconta - mi sembrava una favola; poi alla fine ho saputo che è reale, e mi è venuta la pelle d'oca".
E ora la parte più interessante!
A seguito della visione del film, i ragazzi, soggetti attivi della sperimentazione di cui ho accennato, sviluppando una traccia data, hanno scritto dei temi, di cui mi hanno gentilmente autorizzato a riportare qui alcuni brani, naturalmente in modo anonimo. Oltre a testimoniare l’interesse e il gradimento, i loro pensieri stimolano anche ulteriori riflessioni.
“I membri della cooperativa sono stati molto contenti di lavorare e aver raggiunto degli obiettivi. Sono stati molto coraggiosi ad affrontare momenti difficili.”
“Lavorando insieme i membri della cooperativa hanno collaborato, cosa che prima non potevano fare.”
“[…] li hanno fatti lavorare, gli hanno fatto cambiare la vita, li pagano, devono passare da tanti pericoli per raggiungere gli obiettivi.”
“Sono stati: geniali, coraggiosi.”
“Nello ha cambiato molto la cooperativa perché li ha lasciati liberi. […] Io consiglierei questo film alle persone a cui non piacciono le persone con problemi.”
“Secondo me, ciò che ha fatto sentire bene i membri della cooperativa è stato che Nello è riuscito a convincerli a iniziare a lavorare.”
Sulla differenza tra Nello e lo psichiatra Del Vecchio nel trattamento dei membri della cooperativa: “Nello a queste persone dava la carica per far qualcosa di molto importante per la loro vita, invece lo psichiatra riteneva che queste persone erano fuori di testa e per lui non potevano far nulla all’infuori di prendere medicinali per curarsi.”
“I membri della cooperativa [dopo la morte di Gigio] ricominciano a lavorare perché si sentono finalmente delle persone comuni e libere.”
“Secondo me i membri della cooperativa sono stati coraggiosi, romantici, sensibili, generosi, geniali, tristi, arrabbiati, confusi.”
“Questo film mi ha fatto sentire bene, perché anche i disabili possono fare le stesse cose delle persone normali.”
“Il film mi ha commosso molto perché parlava di malati di mente e di qualche psichiatra. E per una volta in classe non c’era tanto baccano perché il film interessava a tutti.”
“Il personaggio che mi è piaciuto di più è Sergio, però tutti lo chiamano Gigio, perché era simpatico e per la prima volta ha amato veramente una persona. Io consiglierei questo film a tutti, perché è un film molto bello e interessante e ti fa capire che qualunque cosa con la buona volontà SI PUÒ FARE.”
Credo non rimanga altro da dire. Come avrete capito a noi SI PUÒ FARE è piaciuto, speriamo di avervi trasmesso alcune emozioni che hanno preso vita grazie al film e di avervi suscitato il desiderio di vederlo! Per questo vi auguriamo BUONA VISIONE!
1 commento:
Ciao Stefy ti ho inserito la locandina spero sia di tuo gradimento!!!!
Ciao a + tardi
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